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Tre film per l'Ucraina aprono il Festival del Cinema di Cannes
by Maryana Bilyk
Il 13 maggio, in occasione della cerimonia di apertura, il 78° Festival di Cannes ed il Comune di Cannes hanno ospitato France Télévisions e Brut - partner ufficiali dell’evento - per la proiezione speciale di tre film incentrati sulla guerra in Ucraina.
Con la “Giornata dell’Ucraina”, in apertura della famosa Kremesse cinematografica francese gli organizzatori hanno inteso rendere omaggio all’impegno di artisti, autori e giornalisti che, in questi tre anni di guerra, hanno raccontato il conflitto in Ucraina, al centro dell’Europa e dell’attenzione internazionale.
Il programma ha voluto sottolineare anche il ruolo del Festival nel dar voce, attraverso il cinema, alle grandi sfide del nostro tempo, riaffermando l’importanza della testimonianza e della difesa della verità.
Le proiezioni si sono svolte al Palais des Festivals, nelle sale Buñuel e Bazin, dove sono stati presentati e proiettati tre film che ricostruiscono momenti cruciali e ritratti significativi della guerra della Russia in Ucraina.
Zelenskyj di Yves Jeuland, Lisa Vapné e Ariane Chemin (Francia 2025, 2h15)
Volodymyr Zelensky venne alla luce nel 1978 a Kryvyï Rih, una città ucraina immersa nel cuore industriale del paese, dove acciaierie e miniere segnavano il ritmo quotidiano della vita. Cresciuto in un ambiente ateo, com’era consuetudine nei tempi dell’Unione Sovietica, era, prima di tutto, un ragazzo sovietico. Quando l’impero crollò, lui aveva appena tredici anni.
L’adolescenza lo colse in un’Ucraina nuova e fragile, da poco indipendente, dove il futuro sembrava dividersi tra promesse di libertà e un presente instabile, fatto di povertà dilagante, corruzione e criminalità. Mentre i primi oligarchi si facevano strada appropriandosi delle ricchezze del paese, Zelensky trovava rifugio e slancio altrove: nei cortili, nei piccoli palchi improvvisati, nei giochi teatrali messi in scena con un gruppo affiatato di amici, tra risate, battute e canzoni.
Era lui il cuore del gruppo, il leader naturale, capace di tenere insieme l’entusiasmo degli altri. Per compiacere il padre, intraprese gli studi in legge, ma il suo vero interesse era altrove: nella scrittura, nella comicità, nello spettacolo. La sua energia sembrava inesauribile, e ogni occasione era buona per trasformare la quotidianità in scena.
Notre Guerre, un film di Bernard-Henri Lévy, regia di Bernard-Henri Lévy e Marc Roussel (2025, Francia-Ucraina, 1h18)
Tra febbraio e aprile del 2025, Bernard-Henri Lévy, insieme al suo co-regista Marc Roussel, ha deciso di documentare la guerra che dilania l'Ucraina orientale, dirigendosi verso i fronti di Pokrovsk e Soumy. Lì, hanno seguito i soldati della Brigata Anne de Kyiv, un'unità militare che combatte con il supporto delle armi francesi, e hanno avuto il privilegio di entrare nelle case dei civili, costretti a vivere sotto i continui bombardamenti russi. La guerra non risparmia nessuno: le forze nemiche, con la loro incessante violenza, incutono paura tra la popolazione, mentre le trattative di pace sembrano lontane e incerta.
Il documentario si concentra su di loro, sui combattenti e sui civili, sui loro gesti quotidiani e sulle loro sofferenze. Ogni giorno, quei volti anonimi, segnati dalla fatica e dalla paura, si ergono con coraggio, continuando a lottare per la sopravvivenza. In un momento chiave del film, Lévy ha avuto l'opportunità di intervistare il presidente Zelensky, che, non senza esitazioni, racconta la sua riluttanza a recarsi a Washington, mentre, in parallelo, si mostrano immagini di un incontro con i soldati in un bunker, un luogo di rifugio e speranza in mezzo al caos.
Ma, al di là delle parole dei leader, il vero cuore del film è tutto nelle persone comuni. Sono loro, i combattenti e i cittadini, che affrontano ogni giorno le atrocità della guerra con dignità, mantenendo viva una speranza che sembra fragile ma persistente. Il film di Lévy, parte finale del suo "Quartetto ucraino", non è solo un reportage, ma un diario che mescola il presente con i ricordi di chi ha vissuto gli sviluppi di un conflitto che, dal 2014, non ha smesso di segnare le vite degli ucraini. Tra i flashback e le testimonianze, emerge il coraggio di un popolo che resiste, nonostante tutto.
2000 Meters to Andriivka di Mstyslav Chernov (Ucraina-USA, 2025, 1h51)
Dal regista vincitore dell'Oscar per "20 Giorni a Mariupol", arriva una testimonianza intensa e dolorosa sulla missione di un plotone ucraino. L'impegno di Mstyslav Chernov nel documentare la tragedia che sta colpendo la sua terra e l'incessante lotta delle forze ucraine per riappropriarsi dei propri territori è di altissimo livello. Nonostante il pericolo estremo, Chernov si unisce ai soldati in prima linea nell'Ucraina orientale, avanzando con loro attraverso una stretta area boschiva distrutta dal fuoco e costellata di mine, nel tentativo di liberare il villaggio strategico di Andriivka.

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