‘CUTRO, CALABRIA, ITALIA’ diretto da Mimmo Calopresti.

 (foto di Paola Caputo)

‘CUTRO, CALABRIA, ITALIA’ diretto da Mimmo Calopresti.

by Giulio de Nicolais

Siamo andati la sera del 25 Aprile 2025 ad incontrare Mimmo Calopresti al Nuovo Cinema Aquila, il cinema più Indie di Roma, per rendere omaggio alla Liberazione ricordando la tragedia di Cutro e le vite coinvolte, attraverso il suo documentario ‘CUTRO, CALABRIA, ITALIA’ da lui diretto.

Vincitore del Nastro d’Argento 2025 come miglior documentario, l’ultimo lavoro di Calopresti, che esplora la realtà senza filtri. Il 26 febbraio 2023, un barcone è affondato a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, Calabria. Partita il 21 febbraio da Izmir, in Turchia, l’imbarcazione trasportava più di 180 persone provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Turchia, Somalia e Iraq. Tra di loro donne, uomini e molti bambini. Il naufragio ha causato la morte di 94 migranti, inclusi 34 minori, ed il numero dei dispersi è rimasto incerto. A soli 150 metri dalla spiaggia, l’imbarcazione si è disintegrata tra onde impetuose e rocce taglienti. Chi erano le vittime e i sopravvissuti di questa tragedia?

La comunità di Cutro non è rimasta a guardare: non si è trattato solo di reagire a una notizia, ma di partecipare a un evento che ha segnato la storia, un momento di profonda umanità. Di fronte a un dramma simile, nasce il bisogno di fermarsi, ascoltare, raccontare, e farlo con rispetto e verità.

Si tratta di un documentario che Mimmo Calopresti ha realizzato, supportato dalla Fondazione Calabria Film Commission, racconta la tragedia avvenuta quel 26 febbraio.

Questi bambini e queste vittime sulla spiaggia suscitano un'ospitalità straordinaria da parte dei calabresi. Tutti si attivano per proteggerli, trovare soluzioni e offrire aiuto. Le leggi, però, non bastano: ci vuole un rapporto di umanità - come disse Papa Francesco, ha commentato Calopresti.

Nel suo documentario, il regista approfondisce anche un aspetto spirituale, evidenziando il collegamento con "Il Vangelo Secondo Matteo", che Pasolini girò proprio a Cutro nel 1964. 

Anche il Pasolini Profeta con la sua poesia del (1964) da Il libro delle croci, poi in Alì dagli occhi azzurri (1965) è parte del documentario di Mimmo Calopresti nella parte finale della pellicola come un monito all'umanità, ma anche un invito a riflettere e a cambiarci verso una concezione più umana della vita e facendo ciò continua nei giorni nostri l'insegnamento di Pier Paolo Pasolini, grade maestro italiano del secondo dopoguerra il quale si scagliava contro la borghesia a favore della classe operaia, dei poveri e degli oppressi:

"Alì dagli Occhi Azzurri uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini, e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.

Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali. Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci, asiatici, e di camice americane. Subito i Calabresi diranno, come malandrini a malandrini: "Ecco i vecchi fratelli, coi figli e il pane e formaggio!" Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli, e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia, nelle Città della Malavita.

Anime e angeli, topi e pidocchi, col germe della Storia Antica, voleranno davanti alle willaye.

Essi sempre umili, Essi sempre deboli, essi sempre timidi, essi sempre infimi, essi sempre colpevoli, essi sempre sudditi, essi sempre piccoli, essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare, essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo, essi che si costruirono leggi fuori dalla legge, essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo essi che credettero in un Dio servo di Dio, essi che cantavano ai massacri dei re, essi che ballavano alle guerre borghesi, essi che pregavano alle lotte operaie...

... deponendo l'onestà delle religioni contadine, dimenticando l'onore della malavita, tradendo il candore dei popoli barbari, dietro ai loro Alì dagli occhi azzurri — usciranno da sotto la terra per uccidere — usciranno dal fondo del mare per aggredire — scenderanno dall'alto del cielo per derubare — e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra per insegnare ad essere liberi, prima di giungere a New York, per insegnare come si è fratelli — distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica.

Poi col Papa e ogni sacramento andranno su come zingari verso nord-ovest con le bandiere rosse di Trotzky al vento..." 

La domanda che Pasolini e quindi Calopresti ci pongono fortemente è: se innanzitutto accetto di vedere questo attuale mondo mediterraneo con il flusso migratorio, se mi sento parte di "essi", se riconosco "essi" come persone con un progetto di vita e con un Nome e Cognome, se individuo "essi" come una ricchezza per la società in cui vivo? E se sono cristiano riconosco in "Essi" il Cristo, se sono ateo riconosco il mio compagno o comunque riconosco in "essi" quegli insegnanti di vita e verità che mi insegneranno a vivere la libertà.

Siamo colpevoli per i 91 morti del naufragio di Cutro? Si perché probabilmente con un intervento immediato in mare nonostante il brutto tempo si sarebbero potute salvare piu vite? Ha vinto invece la linea del non intervento? Per quanto riguarda il ruolo della politica, Calopresti non tratta l'aspetto nel Documentario tuttavia afferma che le autorità dovrebbero semplicemente fare il loro dovere: ricevere i fondi, far arrivare le persone, accoglierle adeguatamente, capire quali progetti hanno. Se rimanessero in Calabria a lavorare, sarebbe una grande opportunità per questa regione.

Ricordare e mai dimenticare, solo così riusciamo a dare un senso ad una tragedia come quella avvenuta a Cutro. Ricordare chi non c è più, raccontare le storie di chi era su quel barcone che si è sbriciolato sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Raccontare tutta quella gente che si è data da fare per dare una mano ai superstiti, che si è mobilitata per giorni per ricostruire e recuperare i brandelli di vita che arrivavano dal quel mare che ha ululato per giorni e notti. Trovare un senso a quel che è successo facendo la sola cosa che so fare: raccontare”. 

Pubblicato: 27/04/2025
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